Studio Dentistico Dr. Casafina
Dentista Alessandrino - Centocelle - Torre Spaccata

La Bocca e i Denti

La bocca e i denti: spiegazioni e definizioni sui principali termini odontoiatrici.
Scopri anatomia, funzioni e cure per una salute orale ottimale!

La bocca o cavità orale è l'orifizio attraverso cui gli animali si cibano ed è la prima parte dell'apparato digerente.
Nell'uomo è definita in avanti dalle labbra, lateralmente dalle guance, posteriormente dalla parete posteriore della faringe, superiormente dal palato, inferiormente da un pavimento muscolare, teso all'interno dell'arco formato dalla mandibola, o mascella inferiore.

Si può distinguere
  • anteriormente il vestibolo, delimitato posteriormente dalle arcate dentali, e anteriormente dalle labbra
  • la cavità orale vera e propria con inferiormente il solco sottolinguale, la quale a bocca chiusa è occupata interamente dalla lingua
  • l'orofaringe, detta anche istmo delle fauci, individuata anteriormente da un piano passante lungo il margine posteriore del muscolo palato-faringeo. Le funzioni della bocca sono numerose, avendo essa un ruolo nella fonazione e nella comunicazione, nella masticazione e digestione, nella respirazione, nella difesa immunitaria.
Parti principali
  • La lingua è un muscolo molto mobile, che serve per raccogliere il cibo ed aiutare a spingerlo nell'esofago attraverso la faringe.
Sulla lingua si trovano le papille gustative, che ci permettono di sentire il gusto del cibo.
  • La saliva è un liquido prodotto dalle ghiandole salivari : essa contiene una soluzione antibiotica, il lisozima, ed enzimi tipo la ptialina che rompe le molecole d'amido e le trasforma in zuccheri semplici.
  • I denti sono gli organi della masticazione, essi infatti triturano il cibo, e con l'aiuto della lingua e della saliva lo si riduce in piccolissimi frammenti.

Una definizione per i denti potrebbe essere: "orga­ni preposti, fondamentalmente, alla funzione masti catoria che, nel loro insieme, consentono la tritu razione e l'incisione dei cibi, garantendo così il primo livello della funzione alimentare e digesti va dell'organismo umano.

"Con una estrema semplificazione possiamo affermare che, da un punto di vista morfologico, i denti sono divisi in 3 parti fondamentali: la corona, le radici, il colletto.

La corona è la parte che vediamo sporgere nel cavo orale, fuoriuscire dalle gengive.

Anatomia dei Denti
La forma della corona dei denti è differente a seconda che si tratti di permanenti o decidui, di incisivi o molari ecc.In condizione di salute parodontale le radici non sono visibili (se non con radiografie) perché rac chiuse nell'osso alveolare a sua volta ricoperto dalla gengiva.

Le radici rappresentano la parte del dente deputata al mantenimento dell'organo nella sua posizione resistendo agli sforzi della masti­cazione e dell'occlusione.

La forma e il numero delle radici differiscono a seconda del dente.

La zona del colletto, o zona della giunzione amelo-cementizia (dove finisce lo smalto della corona e inizia il cemento delle radici), è la parte del dente alla quale si congiunge la gengiva con il suo attacco.

Già da questa prima descrizione appare eviden te come, nel passaggio dalla corona alla radice, vi sia un cambiamento di struttura: mentre la coro na è protetta dallo smalto che la ricopre intera­mente, anche se con diverso spessore a seconda delle zone, la radice è ricoperta da cemento.

Analizzando la struttura del dente dall'esterno verso l'interno troviamo:
  • smalto (per la corona)
  • cemento (per le radici)
  • dentina (sia nella corona che nelle radici)
  • polpa (sia nella corona che nelle radici)

Smalto
Lo smalto ha uno spessore che varia tra 1 2 mm nella zona delle cuspidi fino ad andare a zero nell'area del colletto.
È il tessuto più duro (e più mineralizzato) dell'organismo.
l materiale inor ganico è infatti del 94-95,5% del totale e solo la modesta porzione residua è rappresentata da acqua e materiale organico.
Lo smalto si presenta come un insieme di prismi (immaginiamoci le scaglie che ricoprono il pesce) lunghi da 0,1 a 1,5 mm che nella parte più inter na hanno un andamento ondulato mentre, nella superficie, sono disposti perpendicolarmente.
La maggior o minor trasparenza dello smalto è l'elemento decisivo per la determinazio ne del colore del dente: più lo smalto è trasparen te, maggiormente emergerà il colore della denti na sottostante, che è più scura, e il dente apparirà più giallo.
Minore sarà la trasparenza dello smal to (che normalmente è giallo molto chiaro), più bianco apparirà il dente.Tale situazione si evidenzia anche nel corpo dello stesso dente poiché, osservando il margine incisale o le cuspidi, dove maggiore è la quantità di smalto, il dente appare più bianco delle zone prossime al colletto dove lo spessore dello smal to è minore e la dentina traspare maggiormente.

Cemento
Come già detto le radici non sono, inve ce, coperte da smalto, ma da cemento radicolare.Il cemento è molto meno duro dello smalto, più rugoso, ed è appunto predisposto per farsi penetrare da fibre (fibre dello Sharpey) che servono a unire la radice del dente all'osso alveolare.
L'origine embrionale del cemento radicolare e del legamento alveolodentale è infatti la stessa.
Dalla parte più bassa del sacco dentale (che è la base della formazione del dente) si suddivideran no tre differenti strati di cellule:
  • lo strato interno, più profondo, a contatto con la dentina sottostante, maturerà verso i cemen toblasti che depositano, al di sopra di quello che diventerà l'apice radicolare, strati di cemento via via più spessi
  • lo strato intermedio maturerà verso la produzione delle fibre del legamento dentoalveolare
  • lo strato più esterno inizierà a produrre tessuto osseo contribuendo così a formare la parete interna degli alveoli dentaliDunque un'unica origine per tre tessuti appa rentemente così differenti, ma così compenetrati e inscindibili!
Dentina
La dentina è il tessuto maggiormente pre sente, da un punto di vista dimensionale, nel dente.La produzione di questo tessuto non finisce quando il dente è completamente formato, ma con tinua per tutta la vita.
Quella parte che si forma durante la maturazione del dente si chiama den tina primaria, quella che si depone in un secon do momento in seguito a stimoli (possono esse re stimoli pressori fisiologici, o stimoli funzio nali, fisici o chimici abnormi) si chiama dentina secondaria.
La dentina è molto meno dura dello smalto e la percentuale di materiale inorganico scende al 70% (contro il 95% dello smalto).
È un tessuto ricco di terminazioni nervose (il che spiega la grande sensibilità dei denti agli stimoli) con innumerevoli tubuli (vere piccole strade attra verso il tessuto duro) che dalla polpa contenuta all'interno si diramano in ogni direzione verso la superficie del dente fino allo smalto o al cemento.
Questa struttura è dunque particolarmente vigi le contro ogni insulto esterno: appena la carie (o la fresa del trapano) penetra nella dentina vengo no "tagliati" dei tubuli dentinali.
In tal modo è pos sibile che delle terminazioni nervose siano diret tamente coinvolte o che si determino delle modi ficazioni nel rapporto chimico con passaggio di sti moli irritanti (sostanze, sbalzi di temperatura) alla polpa che reagisce scatenando dolore.
La differente durezza e consistenza tra smalto e dentina chiarisce per quale motivo è necessario (o preferibile) utilizzare frese differenti per i due tes suti: mentre infatti per tagliare lo smalto con la tur bina è necessario usare frese diamantate, quando si giunge in dentina si può lavorare anche con frese al carburo di tungsteno, ottenendo così un taglio migliore e una riduzione del riscaldamento determinato dall'attrito.

Polpa
È il tessuto che è racchiuso all' interno della dentina in cavità di volume e forma differente a seconda che si consideri:
  • radice (endodonto radicolare) o la corona (camera pulpare)
  • il singolo elemento dentario (l'endodonto dell'incisivo centrale è completamente diverso da quello del primo molare superiore)
  • la dentizione decidua o quella permanente
  • il periodo della vita dell'individuo (l'anziano ha un endodonto più piccolo e ristretto di un giovane)
Si può genericamente affermare che la camera pulpare (cioè l'endodonto coronale) riproduce, grossolanamente, la forma della corona del dente, mentre il canale radicolare (o i canali radicolari), che inizia al livello del pavimento della camera pul pare, corre lungo la radice fino alla zona del delta apicale, cioè fino all'apice del canale che non coincide mai con l'apice della radice, ma si trova circa 1- 1,5 mm più coronale rispetto al livello dell’apice della radice.
La polpa dentale è in costante contatto con l'al veolo dentale perché dal canale principale, del quale abbiamo appena parlato, si dipartono numerosi canali secondari che raggiungono il cemento radi colare e il legamento alveolo-dentale.
Alla fine del suo decorso il canale si apre verso il legamento alveolo-dentale nella zona dell'apice che, come abbiamo detto, non corrisponde mai, esattamente, all'apice della radice.
Questa osservazione che può apparire insignificante è invece di grande importanza pratica perché significa che quando viene fatta la radiografia di controllo, nelle terapie endodonti che, con lo strumento lavorante all'interno del cana le, se lo strumento ha raggiunto l'apice del canale nella radiografia sembrerà 1-1,5 mm più coronale dell'apice della radice, e così deve essere!
Attraverso l'apice entrano nella radice, nell'en dodonto radicolare, l’arteriola, la vena e il nervo che garantiscono l'apporto di sostanze nutritizie (arteria), la rimozione del sangue non più ossige nato (vena) e la sensibilità (nervo).
In occasione di stimoli irritativi (carie, trattamenti conservativi) la polpa reagirà allontanandosi dallo stimolo e depo nendo dentina secondaria che la isoli dallo stimo lo stesso. Il risultato pratico di tali modificazioni è che nelle persone anziane può essere difficile indi viduare l'imbocco dei canali radicolari, quando sia necessario procedere a una terapia endodontica, poiché la camera pulpare è quasi scomparsa e l'im bocco dei canali ridotto a una zona molto ristretta.
Gli elementi anatomici fin qui considerati sono validi per tutti i denti pur con le rispettive differenze. È giunto il momento di considerare tali differenze.
La prima, fondamentale divisione, va effettuata considerando la forma della corona, la seconda il numero e la disposizione spaziale delle radici.

Corona
È possibile attuare una sommaria, ma utile suddivisione, tra:
  • corone a forma di scalpello (incisivi)
  • corone a punta o monocuspidate (canini)
  • corone con cuspidi (2 per i premolari e 4 per i molari)
La differenza macroscopica nella forma della corona dei differenti elementi dentali è data dai diversi compiti che devono assolvere: gli incisivi servono per tagliare il cibo, i canini per azzanna­re (anche se, nell'uomo, hanno evidentemente per duto tale funzione e si sono anche modificati nel tempo), i premolari e i molari per triturare.

Indipendentemente dalla forma in ogni coro na è possibile distinguere 5 diverse superfici:
  • superficie masticatoria: è rappresentata dalla superficie che va in contatto con i denti dell’arcata antagonista; viene detta anche super ficie occlusale ed è rappresentata, nei premo lari e molari dal tavolato occlusale dal quale emergono le cuspidi, nei canini e negli incisi vi dal margine incisale tagliente
  • la seconda superficie è quella vestibolare (o labiale per incisivi e canini perché a contatto con le labbra, buccale per premolari e molari per ché a contatto con le guance)
  • la terza è quella opposta, rivolta verso la lingua e si chiama, per l'appunto, superficielinguale (o orale o palatale per i superiori)
  • la quarta e la quinta sono le due superfici che sono in contatto con i denti vicini (eccezion fatta per la superficie distale dell'ultimo mola re) e sono:quella che guarda verso la metà della bocca, verso la linea ideale che divide uno dall'altro i due incisivi centrali, poiché è rivolta verso la linea "mediana", si chiama superficie mesiale, quella rivolta verso la parte più lontana, più "distante" si chiama superficie distale.
Radice
Le radici possono essere tre, due o una sola.
I denti con una sola radice sono detti monoradi­colati:
  • incisivi centrali (superiori e inferiori)
  • incisivi laterali (superiori e inferiori)
  • canini (superiori e inferiori)
  • premolari inferiori (primi e secondi)
  • secondo premolare superiore (generalmente)
I denti con due radici sono detti biradicolati:
  • primi premolari superiori
  • primi, secondi e terzi (denti del giudizio) mola ri inferiori
I denti con tre radici sono detti pluriradicolati:
  • primi, secondi e terzi (denti del giudizio) mola ri superiori
Naturalmente queste suddivisioni sono sche matiche: come spesso avviene, la natura è molto più complessa di quanto appaia a una visione superficiale.
Accade così con relativa frequen za che il secondo premolare superiore o che un canino inferiore abbiano due radici, oppure che un dente del giudizio (terzo molare) ne abbia sola mente una poiché le tre radici sono fuse in un unico fittone.
È importante ricordare che il numero delle radi ci non corrisponde, obbligatoriamente, al numero dei canali endodontici.
Nell'incisivo centrale superiore, ad esempio, è raro trovare due canali, ma è abbastanza comu ne che il canale si divida in due rami alcuni mil limetri prima dell'apice.
È invece molto frequente che il secondo premolare superiore abbia due canali, magari comunicanti, a forma di biscotto "pavesino".
E molto frequente che i molari superiori abbiano 4 canali, benché abbiano solo 3 radici, così come è la norma che i molari inferiori abbiano almeno 3 canali, pur avendo solo due radici.

DENTI: carie, ascesso, pulpite e gengivite...le principali cause, chi almeno una volta in vita sua non ha avuto il cosiddetto mal di denti?
Chi almeno una volta in vita sua non ha avuto il cosiddetto “mal di denti”. Solo in Italia ne soffre circa il 70% della popolazione. Cerchiamo allora di capire quali possono essere le cause più frequenti di questo dolore che, a volte, ci colpisce all’improvviso ed in maniera così forte da farci ipotizzare che sarebbe addirittura meglio non avere più i denti in bocca. La causa principale del “mal di denti” è sicuramente la carie, poi vengono l’ascesso, la pulpite e la gengivite.

L'ASCESSO
Si tratta della raccolta di pus, all’interno della radice o della polpa di un dente o lungo un legamento alveolodentario, che si forma a causa dell’infezione e della distruzione della zona colpita. Secondo l’ origine si possono distinguere due tipi di ascessi:
Ascesso periapicale: si tratta dell’infiammazione della zona più interna del dente, dove risiede la polpa. In poche parole si tratta di una pulpite. Come avviene? In tutti i casi per trascuratezza di una carie profonda. Quando a causa di una carie si avverte dolore, ci si deve immediatamente recare dal dentista per le cure del caso. Se ciò non avviene, il dolore prima o poi passa, ma i batteri ed il loro prodotto di decomposizione si spostano dalla parte più interna del dente fino ad arrivare intorno alla radice, nell’osso e nella gengiva circostante dove formano una sacca di pus;
Ascesso parodontale laterale: quando in un dente si forma una tasca parodontale, in essa si annidano i batteri che, proliferando, danno origine all’infezione e al pus.
Si può manifestare anche un ascesso derivato dalla combinazione di una lesione periapicale (ossia una lesione dovuta all’interessamento dell’osso esterno al dente, ma derivante dalla proliferazione di batteri provenienti dall’interno del dente e quindi dovuti alla degenerazione di un processo carioso) associata ad una tasca parodontale; in questo caso una distinzione netta non è possibile.
I microrganismi coinvolti sono i Bacteroides (anaerobi) e gli Streptococchi (aerobi e anaerobi). I batteri aerobi vivono e proliferano in presenza di ossigeno, gli anaerobi sono in grado di vivere solo in assenza di ossigeno.

Sintomi
Quando si verifica l’ascesso periapicale il dente è di solito estruso, mobile e sensibile alla percussione; il dolore è forte e disturba il sonno ed è spesso associato a gonfiore localizzato o diffuso. Ci può essere un interessamento sistemico con febbre e linfoadenopatia (ossia dolore ai linfonodi competenti di quel distretto). L’ascesso parodontale laterale è simile all’ascesso periapicale, si manifesta infatti con dolore acuto e sensibilità; spesso è associato a cattivo sapore. Il dente è mobile e sensibile alla percussione con edema localizzato o diffuso del parodonto adiacente (gengiva e apparato di sostegno del dente). Di solito è associata una profonda tasca parodontale da cui facilmente esce il pus. Si può verificare febbre e linfoadenopatia.

LA PULPITE
Quando un processo carioso (carie penetrante), un trauma (rottura o frattura profonda di un dente) o l'estendersi di una malattia del periodonto arrivano ad intaccare la parte più interna del dente (polpa dentale), il processo infiammatorio che ne deriva assume la denominazione di Pulpite.
La Pulpite genera un forte dolore, spesso improvviso, dovuto alla compressione delle fibre nervose di cui è ricca. Tale compressione è dovuta all'aumento dell'irrorazione sanguigna conseguente al processo infiammatorio in atto
L'unica cura per la Pulpite è l'asportazione della polpa infetta.

Cosa è l’alitosi?
L’alito, costituito dall’aria che si espira, è formato da vapore acqueo, alcuni gas e scorie microscopiche e, se si è sani e non si trascura l’igiene orale, risulta essere inodore. In particolari condizioni invece si modifica, assumendo odori caratteristici che consentono di massima di individuare l’origine di cosa li determina. Pensiamo a quante mamme riescono a capire quando il figlio ha l’acetone proprio dall’odore del suo alito o come noi stessi individuiamo subito chi ha mangiato di recente aglio o cipolla attraverso l’odore (si fa per dire) del fiato che ci soffia in faccia il nostro interlocutore mentre sta amabilmente parlando con noi a distanza ravvicinata.

Quanti e quali sono i tipi di alitosi
Fondamentalmente le alitosi sono di 2 tipi:
  -  quella transitoria (riguarda il 90% dei casi): appare solo in alcuni momenti della giornata. E' sostanzialmente un fenomeno fisiologico e risponde molto bene all’igiene orale, attraverso la quale si riesce a spazzare via dal cavo orale i batteri anaerobici ritenuti i principali responsabili.
  -  quella patologica persistente (riguarda il restante 10% dei casi): al contrario della prima non scompare anche dopo un’accurata igiene orale in quanto è causata da varie patologie del cavo orale e in qualche caso purtroppo deriva da malattie sistemiche gravi quali il diabete mellito, le epatopatie acute e l’ insufficienza renale cronica (in questi casi l’alitosi non è né il primo né il più grave dei sintomi che il malato avverte).

Quali sono le principali cause che determinano l’alitosi?
Il 90% dei casi è originato da:
  -  un’ igiene orale non corretta;

Il rimanente 10% da:
  -  carie dentaria, protesi e ricostruzioni dentali mal eseguite o danneggiate, gengiviti e piorrea;
  -  ingestione di alimenti e bevande alitogeni (aglio, cipolla, particolari spezie aromatiche, peperoni, carni affumicate, alcuni pesci, alcuni formaggi, caffè, birra, vino e alcolici);
  -  tabagismo (sigarette, pipa, sigari, tabacco da fiuto e da masticare);
  -  farmaci antistaminici, antidepressivi, diuretici e ansiolitici;
  -  malattie sistemiche (diabete mellito, epatopatie gravi, insufficienza renale cronica);
  -  problemi gastrici, sinusiti e tonsilliti;
  -  periodi di digiuno, che comportano una minore produzione di saliva, meccanismo primario per la detersione orale.

Quali sono le cure per l’alitosi?
Analizzando il paragrafo precedente, ci si rende facilmente conto che prevalentemente (90% e passa dei casi) le cure per la risoluzione dell’alito cattivo non possono che essere di tipo odontoiatrico. Quindi, per prima cosa, chiunque soffra di alito cattivo dovrà farsi visitare da un bravo dentista che, individuata la causa primaria del problema, potrà illustrargli il metodo per una corretta igiene orale e contemporaneamente risolvergli, con cure appropriate, le eventuali patologie dentali e/o gengivali che potrebbe avere in atto anche senza rendersene conto.

Quali sono i rimedi per combattere efficacemente l’alitosi?
Innanzi tutto una scrupolosa igiene del cavo orale con:
  -  utilizzo del filo interdentale almeno una volta al giorno;
  -  spazzolamento dei denti dopo ogni pasto (con spazzolino a setole artificiali e dentifrici contenenti “fluoro”);

Per la salute della bocca, oltre alla cura dei denti, si deve tenere sotto controllo la salute delle gengive.

Le gengive sono infatti ancora più sensibili dei denti alle possibili aggressioni dei microrganismi presenti nella bocca o alle lesioni che possono derivare dal contatto con il cibo........

Le gengive possono allora infiammarsi dando luogo alla gengivite: anziché di colore roseo appaiono arrossate e possono sanguinare facilmente, anche al solo contatto con lo spazzolino da denti.

La causa della gengivite è solitamente la placca batterica.

Abbiamo già descritto che la placca è costituita da una pellicola che aderisce tenacemente a denti e gengive e che è composta da batteri (in particolare streptococchi), miscelati con saliva e altre sostanze. La placca, se non rimossa, si può calcificare dando luogo al cosiddetto tartaro. Il contatto prolungato con i batteri e con il tartaro irrita la gengiva e la fa ammalare.

Può verificarsi allora, oltre all'infiammazione e al facile sanguinamento, la retrazione della gengiva: il tessuto della gengiva tende a ritirarsi, lasciando scoperta la base del dente. Ne consegue, oltre al danno estetico, un maggiore rischio di malattie dei denti stessi, sino alla caduta. Oltre ai batteri e al tartaro, la gengivite può essere dovuta a traumi - per esempio, da spazzolamento eccessivo - o a malattie debilitanti, a carenze vitaminiche, a squilibri ormonali, al fumo di sigaretta e all'abuso di alcolici.

La carie dentale è una malattia ad eziologia multifattoriale, cioè riconosce molteplici cause per la sua insorgenza (età, sesso, genetica, alimentazione, potere tampone della saliva, sistema immunitario orale, grado di igiene orale, ecc.).

Però c'è una condizione senza la quale la carie non si forma. Per la formazione di una carie dentale è indispensabile la presenza di germi, cioè di microrganismi. La diatriba sul tipo di germi coinvolti la lasciamo ai ricercatori, ma i maggiori incriminati sembrano essere lo Streptococco Mutans e lo Streptococco Sanguis.

In pratica questi germi iniziano la carie producendo una sostanza acida che aggredisce lo smalto dei denti. La sostanza acida è acido lattico, che viene prodotto dai germi presenti nella bocca come risultato della degradazione degli zuccheri introdotti con la dieta. Viene logico pensare che per prevenire la carie non conviene assumere gli zuccheri. Oppure conviene eliminare i germi presenti. O, meglio, ambedue le cose. In ogni caso, sia per allontanare gli zuccheri che per allontanare i germi, è necessario pulirsi i denti. Riassumendo: la malattia più frequente dei denti è la carie; la carie è dovuta a dei microrganismi che utilizzano gli zuccheri della nostra dieta.
La Bocca e i Denti

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